di Giuseppe Fantasia
New York. Tra Pompei e la Grande Mela esistono affinità che risalgono a un passato non poi così lontano. Ogni anno, in questo periodo, quasi in concomitanza con Halloween, al Greenwich Village si festeggia la Vergine del Santo Rosario di Pompei, custodita nell'omonima chiesa all'angolo tra Bleecker e Carmine street, un simbolo che racconta la storia degli italiani che portarono la loro fede rinchiusa nelle valigie di cartone alla fine del 1800. Un legame speciale - quello tra le due città di cui una è grande quasi come un solo quartiere dell'altra - che è stato riconosciuto anche nel 2010, quando, come ci spiega l'attuale sindaco di Pompei, Pietro Amitrano, in piazza Bartolo Longo è arrivata dagli Stati Uniti una trave originale delle Torri Gemelle (foto sotto), spedita al porto di Napoli, trasportata su un tir speciale scortato dalla polizia e poi sistemata nella cittadina campana che ogni anno registra più di sei milioni di turisti.
“Turisti mordi e fuggi, che dovrebbero fermarsi a visitare la città e non solo il Parco Archeologico”, spiega al Foglio i primo cittadino, un passato da commercialista e un bracciale di plastica blu al polso che da solo può raccontare molto della sua storia personale. “L'opera/scultura, aggiunge, è stata realizzata da Raffaele Esposito ed è un monumento dal grande valore espressivo dedicato proprio alle vittime degli attentati americani e in qualche maniera a quelle del cataclisma naturale che fece sparire Pompei sotto la lava vulcanica”.
Lo incontriamo al 45esimo piano del 3 World Trade Center, nel nuovo grattacielo ricostruito esattamente lì dove avvenne l'orrore in quel tragico 11 settembre del 2001. A quell'altezza tutto ha un altro valore, a cominciare proprio dalle emozioni, accentuate da un panorama mozzafiato, ma, soprattutto, dalla vista di quei due enormi spazi che un tempo ospitavano le Torri, due cubi neri in cui va a finire l'acqua. Dentro quel nuovo edificio, oggi si parla italiano grazie anche ad un artista originario proprio di Pompei. È Nello Petrucci, classe 1981, look da cowboy-rock (in passato ha fatto anche l'attore e ha recitato per Scorsese in “Gang's of New York”), che proprio qui ha realizzato – grazie a Silvertein Properties e alla Contemply Art & Investment di Giovanni Boccia e Gioacchino Del Pozzo - un enorme murales permanente di dodici metri, così grande e così alto da occupare un'intera e lunghissima parete (foto sotto).
Lo ha chiamato “L'essenza della leggerezza” e vi ha raffigurato immagini di uomini, donne, bambini, animali e insetti, come le tante farfalle colorate, che ha strappato come brandelli di anime e di sogni, che ha dipinto, modellato e unito insieme con vari colori fino a creare un unicum visivo e sensoriale dal grande effetto. Una tecnica affascinante la sua che non può non far pensare a Rotella, ma ha qualcosa in più del grande artista calabrese, perché riesce a dare a quell'opera un forte dinamismo, un significato politico, la sua energia e la sua continua voglia di sperimentare.
Quei collage stratificati – già apprezzati con la sua personale “Kairòs” all'Agora Gallery, sempre a NYC, e con “Pompei” alla 40esima mostra Artexpo - permettono allo spettatore di compiere uno viaggio nella sua mente grazie a narrazioni pittoriche uniche e imprevedibili, enigmatiche e dinamiche insieme. Il bello? Il fatto che l'opera non ha mai in sé il senso del definito, ma conserva quel qualcosa a cui oggi, un po' tutti noi, rapiti da ritmi frenetici del “tutto e subito”, non siamo più abituati a provare: il gusto per l'attesa, quella che continuerà nell'incontro e confronto con chi avrà la fortuna e il piacere di osservarla e come questa, anche altre sue opere che tra qualche mese, in Italia, nella sua città, saranno protagoniste di una grande mostra.
fonte : Il Foglio